Design universale: possiamo davvero progettare per tutti?
Negli ultimi anni, concetti come Design for All, Universal Design e Inclusive Design sono entrati sempre più nel vocabolario della progettazione. Si parla di spazi inclusivi, ambienti che accolgono la diversità.Ma la domanda è: chi sono questi “tutti” a cui facciamo riferimento? E, soprattutto, chi sono gli esclusi che vogliamo includere?
Viviamo in un mondo di straordinaria varietà: la diversità è un principio essenziale per l’equilibrio della natura e la crescita delle società. Ogni individuo è un insieme unico di età, genere, abilità fisiche e cognitive, background culturale. Queste differenze sono opportunità per arricchire il modo in cui progettiamo e costruiamo gli spazi.
La diversità non è un elemento marginale della società, ma il suo fondamento. Eppure, per troppo tempo, la progettazione ha seguito un modello standardizzato, basato su un utente “tipico” che, nella realtà, non esiste.
Progettare per tutti significa riconoscere questa varietà come un valore e un’opportunità. Non si tratta solo di garantire accessibilità a chi ha esigenze specifiche, ma di creare spazi flessibili, capaci di adattarsi alla pluralità di chi li vive: bambini, anziani, persone con mobilità ridotta o con sensibilità sensoriali differenti.
